domenica 24 ottobre 2010

Sparè Venera Vilafontana Corezò ancora oggi pagano per le vicende del 1809 1810

LA PROPAGANDA FILONAPOLEONICA E IL MARTIRIO DEI VENETI. PROTESTE DEL COMITATO PASQUE VERONESI PER UN VOLANTINO.

pubblicata da Millo Bozzolan il giorno domenica 24 ottobre 2010 alle ore 0.09
 E' stato diffuso un pieghevole, a cura di vari enti pubblici del veronese, che invita a ripercorrere i luoghi che furono in qualche maniera teatro delle imprese di Napoleone durante la campagna del veneto del 1796-97. qual'è il problema, qualcuno dirà...si tratta di storia dopotutto. Peccato però che sia la storia di una sola parte, che si taccia sui massacri e ruberie delle truppe francesi, sul martirio di Verona e i dei veneti in genere. I morti furono decine di migliaia, per cui il comitato delle Pasque veronesi ha emesso il comunicato che leggerete quì sotto e che si riassume in queste parole:"Insomma sorge il dubbio che la sudditanza psicologica dei giacobini di duecento anni or sono verso la Grand Revolution perduri tuttora, soprattutto in sede accademica o para-accademica, fino a cancellare la memoria storica di queste terre, pur di alimentare un mito a cui nessuno ormai crede più. Mentre è in atto ovunque il ribaltamento delle menzogne propinate da duecento anni in qua".




Comitato per la celebrazione delle
Pasque Veronesi
(17-25 aprile 1797)
Via L. Montano, 1 - 37131 VERONA
Tel. 329/0274315 - 347/3603084
www.traditio.it - E-mail: pasqueveronesi@libero.it
Codice Fiscale 93105870237





ü       Al Presidente e all’Assessore alla cultura della Provincia di Verona
ü       Ai Sindaci e agli Assessori alla cultura dei Comuni di Verona, Arcole, Caldiero, Peschiera del Garda, Rivoli, Soave, Valeggio sul Mincio
ü       Al Direttore dei Musei d’Arte e Monumenti di Verona


Oggetto: Pieghevole di propaganda napoleonica intitolato Sui passi di Napoleone nel territorio veronese 1796-1814. Richiesta di correzione o di ritiro dalla diffusione.


Egregio Signor Presidente, Sindaco, Assessore,
l’invasione napoleonica fu un’autentica catastrofe per l’Italia intera, tanto da scatenare il vastissimo fenomeno delle Insorgenze, ovunque giunse l’Armée: le cifre più prudenti indicano, dal 1796 al 1814, in almeno 250mila i patrioti italiani caduti contro Bonaparte, il decuplo della cosiddetta Resistenza (ma il rapporto risulta ancora maggiore, se negli ‘43-‘45 si conteggiano i soli partigiani caduti in combattimento) in un’Italia che contava, a fine secolo XVIII-inizi XIX un terzo degli abitanti del ‘900. Ma altri storici giungono a parlare di cinquecentomila insorgenti morti. 2.051 nella sola Verona, fra patrioti caduti e altri periti a causa della deportazione in Francia: fu il caso della guarnigione veneta che difendeva Verona.
Come Le è noto, la nostra città e il veronese subirono un vero e proprio martirio a causa del Bonaparte e furono protagonisti della più importante insorgenza italiana, dopo quella vittoriosa del 1799 nel Regno di Napoli: le Pasque Veronesi. Secondo i piani dei giacobini persino il nome della città, divenuta infame perché ribellatasi a cotanti liberatori, avrebbe dovuto mutare in Egalitopoli o Città dell’Eguaglianza.
Stupisce non poco perciò e indigna la lettura di un pieghevole pubblicato tempo addietro a cura dell’Assessorato alla Cultura di codesto Ente e intitolato Sui passi di Napoleone nel territorio veronese 1796-1814, alla cui redazione non sembrano estranei Autori di ascendenze ideologiche giacobine o neo-giacobine o comunque tributari di esse.
Alcuni semplici rilievi basteranno a esemplificarlo:
1 - Gli accenti di “servo encomio” verso il mito napoleonico, abilmente costruito dalla propaganda rivoluzionaria e liberal-massonica, si sprecano nel testo, basti leggere i numerosi passaggi in cui nel pieghevole, a proposito del còrso, si parla di “epopea napoleonica”, con ideologica liaison fra bonapartismo e risorgimento; “portata europea del suo progetto”; “mito napoleonico”; “sue capacità strategiche e carismatiche”; ”fulmineo attacco notturno”; “travolgente carica di cavalleria”; “truppe francesi alla conquista della terra veneta”; “bordate d’artiglieria che stroncarono l’Armata austriaca”; “memorabile scontro”; “brillante vittoria” di Castiglione ecc. Ci si sofferma inoltre sulle ridicole onoranze tributate in arena a Napoleone Re d’Italia dai giacobini italiani suoi partigiani e si sottolinea la somma da lui stanziata per il restauro del monumento, quasi fosse un munifico e premuroso benefattore della città, anziché il suo carnefice. Oltre che il massacratore dell’Europa intera. Non basta: si fa anche l’elenco degli artisti e dei letterati “che hanno celebrato l’epopea napoleonica” (sic!) fino ai nostri giorni, omettendo per taluni il successivo pentimento (Manzoni) o addirittura il passaggio al campo imperiale (per tutti, il nome di Antonio Canova).

2 – Circa le Pasque Veronesi, del tutto marginalizzate e confinate a semplice “episodio”, il comune lettore non può capire assolutamente nulla. Appena citate in tre righe, dopo di che il testo passa a trattare dei muri e delle merlature di Castelvecchio o dell’Arco dei Gavi. Niente si dice su cosa furono le Pasque Veronesi, sul perché scoppiarono, su chi pagò con la vita la sua fedeltà al legittimo Governo marciano; nulla sulle successive vendette ed enormi esazioni rivoluzionarie, sulle opere d’arte e manoscritti depredati ecc. E dire che si trattò di eventi che sconvolsero città e provincia e che pesarono per molti anni.

3 - Circa i luoghi dell’insorgenza veronese, il richiamo è unico: alla Piazzetta Pasque Veronesi, di fronte a Castelvecchio, dove non è neppure un monumento che ricordi i caduti veronesi. E dire che i castelli sulle colline, la Bra, Via Mazzanti (vedi lapide apposta anni fa dal Comune), il ghetto, Piazza dei Signori e delle Erbe, tutte le porte cittadine, San Massimo e Santa Lucia furono teatro di aspri combattimenti; Palazzo Ridolfi Da lisca (odierno Liceo Montanari) fu sede del tribunale militare rivoluzionario che processò e condannò a morte gl’insorti; Porta Nuova fu il luogo della loro esecuzione capitale (vedi lapide apposta a suo tempo dal Comune); la biblioteca civica, allora chiesa di San Sebastiano, quello delle loro esequie, grazie all’Imperial-Regio Governo austriaco; Vescovado, Palazzo Pretorio (attuale Prefettura), Teatro Filarmonico, Via San Carlo (vedi lapide) furono altri siti di grande rilievo, tanto che si potrebbe redigere un percorso turistico specifico sui luoghi dell’insorgenza veneto-scaligera. Senza dire poi che sono tuttora visibili i leoni e gli stemmi nobiliari abbattuti o scalpellati dai giacobini o le palle di cannone conficcate nelle case o le inferriate deformate dei palazzi; che al cimitero monumentale, nelle chiese cittadine di Sant’Eufemia e del Duomo riposano il cappuccino Padre Frangini e i Conti Verità ed Emilei, protagonisti dell’insurrezione.

4 – Anche dal punto di vista iconografico le Pasque Veronesi sono liquidate con un’immaginetta praticamente illeggibile, quando sarebbe stato agevole ricorrere all’ormai vasta iconografia riscoperta o prodotta nel tempo da questo Comitato.

5 – Quanto a Valeggio sul Mincio e a Borghetto nessun cenno viene fatto alla campagna militare dell’esercito veneto-scaligero guidato dal Generale Antonio Maffei e incaricato, nella primavera del 1797, di difendere il territorio veronese da incursioni giacobine (appoggiate dai francesi) provenienti dal bergamasco e dal bresciano, onde non subire i colpi di Stato che avevano rivoluzionato a tradimento Crema, Bergamo e Brescia; nulla dei combattimenti occorsi fra valeggiano, lago e bresciano, né dei numerosi centri liberati dall’occupazione degl’invasori, fra l’entusiasmo delle popolazioni.

6 - Del pari nessun cenno a Pescantina, dove si consumò l’eccidio di diciannove paesani, fra cui diversi arsi vivi nelle loro case, quando gli abitanti di quel borgo eroicamente si rifiutarono di traghettare i reparti francesi che avanzavano per schiacciare l’insurrezione di Verona; nessun cenno a San Pietro in Cariano, dove le cernide della Valpolicella giurarono di essere fedeli e di difendere Verona e il suo territorio a costo d’immolarsi come un sol uomo; nessuno su Sona, dove pure si ebbe la celebre vittoria del Bosco di Sona da parte del generale aulico, Barone Paul Kray di Krajova, con migliaia di caduti, 6.000 prigionieri francesi, sei bandiere strappate al nemico, morte sul campo del generale francese Pison (5 aprile 1799); liquidata anonimamente come semplice “combattimento” la battaglia combattutasi fra Legnago e Sanguinetto l’11 settembre 1796, nella quale l’esercito imperiale, comandato dal Maresciallo Conte Dagobert von Wurmser, sconfisse Bonaparte; nulla, ça va sans dire, degli episodi d’insorgenza occorsi nei vari centri della provincia, da Desenzano all’Est veronese.

7 - La stessa battaglia di Verona (dal 26 marzo al 5 aprile 1799) che fu decisiva per le sorti del conflitto fra austro-russi e francesi, è minimizzata e citata riduttivamente come battaglia di Magnano; per non dire dei refusi, come quello sul retro del pieghevole che anticipa di un anno esatto la battaglia di Rivoli, riducendola ad un solo giorno.

8 - Tra i referenti cui rivolgersi per informazioni, nel pieghevole compaiono solo i musei napoleonici di Arcole e di Rivoli; non una parola su questo Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi e sulla sua ultradecennale attività di ricerca e di riproposizione storica, ove un ignaro lettore volesse documentarsi sulla sollevazione di Verona e non sulle ultra-propagandate gesta del còrso.

9 - Anche delle rivolte antifrancesi del 1809 si fa appena un fugace cenno, senza permettere al lettore di capire perché siano scoppiate e quali conseguenze esse abbiano recato.

Insomma sorge il dubbio che la sudditanza psicologica dei giacobini di duecento anni or sono verso la Grand Revolution perduri tuttora, soprattutto in sede accademica o para-accademica, fino a cancellare la memoria storica di queste terre, pur di alimentare un mito a cui nessuno ormai crede più. Mentre è in atto ovunque il ribaltamento delle menzogne propinate da duecento anni in qua.
Per i motivi di cui sopra questo Comitato chiede alla S.V. la correzione o, in alternativa, il ritiro dalla diffusione del pieghevole Sui passi di Napoleone nel territorio veronese 1796-1814.

                                                 
                                                                                                                                                                           Il Segretario
                                                                                          Maurizio-G. Ruggiero
                                                                                            


Verona, 18 ottobre 2010

Allegato:
1 - Pieghevole Sui passi di Napoleone nel territorio veronese 1796-1814.


l'albero della "libertà" era simbolo invece dello scempio della libertà dei veneti.
la truppa veronese insorta al grido di "San Marco!"

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