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L'archeologia dei centri paleoveneti della Isole Sparse Palo AVI MENAGO TREGNON TARTARO TION MINCIO PO BENACESE ADESE EDRON

L'archeologia dei centri paleoveneti della Isole Sparse Palo AVI MENAGO TREGNON TARTARO TION MINCIO PO  PADUM PADUS AESIS BENACESE ADESE EDRON


Mercoledì 26 Maggio 2010 10:18
Scritto da Enrico Bonfante Revisione critica Renato De Paoli



Indice

L'archeologia dei centri paleoveneti delle Isole Sparse Palo AVI MENAGO TREGNON TARTARO TION MINCIO PO BENACESE ADESE EDRON

Antica Età del Bronzo

La Media Età del Bronzo

Età del Bronzo recente

Età del Bronzo finale

Antica Età del Ferro

La tarda Età del Ferro

Tutte le pagine

Nello studio delle Isole Sparse del Menago Piganzo l'archeologo dopo la  ricerca ha trovat molte   interessanti tracce documentali,  in primis proprio nell’ Isola di Oppeano, famosa per l’Elmo trasportato(inopinatamente) nel Museo Archeologico a Firenze.

All'Isola  Oppeano c'è un  Museo con un ricco deposito.L'archeologo è stato attirato da questo Elmo ad indagare e ha così posto l' attenzione su questo formidabile ritrovamento che descrive  in un articolo  apposito ad esso dediocato.
Da qui l'archeologo  mettere le basi per capire con l'aiuto del materiale  custodito nel deposito del'Isola Oppeano opportune comparazioni.

Forse infatti non tutti sanno che le Isole Sparse Palo AVI MENAGO TREGNON TARTARO TION MINCIO PO BENACESE ADESE EDRON, come l' endolaguna planiziale veronese sia stata abitata dai palafitticoli, ed è stata abitata fin dai tempi antichi ovvero il V millennio a.C. .
Rivoluzione Francovigo, nel'isola di Borsea fu scoperto nel 1716 un antico Tutulus simile a quello de Sparè Isola sul Menago. I Tutulus richiamano  anche gli stili di elmi femminili in uso anche in Etruria.
L'Isola Oppeano è ritenuta uno dei centri principali dell'Età del Ferro delle Isole Sparse Palo AVI MENAGO TREGNON TARTARO TION MINCIO PO BENACESE ADESE EDRON, un centro protostorico di elevata importanza che risulta però ancora in gran parte da scoprire, nonostante negli ultimi decenni si sia fatta luce su nuovealtà dell'  endolaguna abitata da palafitticoli  vicine alle e necropoli. Le Isole alte, motte, o dossi sono i veri centri della vita quotidiana.

Ma procediamo con ordine.

Antica Età del Bronzo III millennio al XVI secolo a.C

Dalla fine del III millennio al XVI secolo a.C. si parla di Antica età del Bronzo. Di tale periodo esistono vari complessi nelle Isole Sparse Palo AVI MENAGO TREGNON TARTARO TION MINCIO PO BENACESE ADESE EDRON confermate della endolaguna abitata dai palafitticoli del benacense, Lavagnone, Polada, a Ovest, Fimon a Est. Endolaguna Isolana, deltizia , planiziale molto popolata' anche in tale periodo.La ceraica guida è" La ceramica ad ansa Lunata" che si ritrova  diffusamente a Est e a Ovest del Menago, fino al  Mincio e fino all'Edrone- Bacchiglione Brenta. L'ansa lunata è datata al Museo Nazionale a Este XVIII - XI  secolo a.C.. E' stata per quasi mille anni così comune di più che il marchio della Coca Cola odierna.

Gli abitati palafitticoli normalmente, vivevano in isolotti planiziali formati  dal libero divagare di acqua dolce che subiva  ogni sei ore l'influsso della luna con il fenomeno chiamato "alta e bassa Marea". La presenza nell' endolaguna abitata da palafitticoli nelle Isole Sparse Palo AVI MENAGO TREGNON TARTARO TION MINCIO PO BENACESE ADESE EDRON dell'epoca, risulta  spiegabile, dato che si tratta di una endolaguna con acqua dolce e due alte e due basse maree al giorno.

Come acclarano, Zorzi, Battaglia, De Bon, De Stefani, Bruno Bresciani, è proprio l'uso di palafitte, che rende unica questa civiltà.

Resta il fatto che comunque, che le Isole Sparse Palo AVI MENAGO TREGNON TARTARO TION MINCIO PO BENACESE ADESE EDRON, gli insediamenti si siano protratti per tutta la media età del bronzo, con, la presenza diffusa di villaggi palafitticoli.

A tale periodo fanno riferimento dei ritrovamenti (un'ascia) avvenuti in località Olmo di Ronco all'Adige e gli insediamenti di Filegare e di Novarina, che portano a desumere una cultura di Polada in un periodo avanzato.





La Media Età del Bronzo

Vi è l'enorme quantità di dati e reperti risalenti alla Media età del Bronzo (dal XVI al XIV secolo a.C.). Probabilmente sono stati ricondotti a tale periodo. E' comunque da far presente che in tale periodo è ben documentato un forte aumento demografico nelle Isole Sparse, che avvalla il notevole incremento di ritrovamenti. Nel veronese mancano sequenze stratigrafiche in abitati palafitticoli riconducibili alla media e recente età del Bronzo.

Per questo motivo, e per una cronologia della media e recente età del Bronzo nell'Italia settentrionale ancora molto discussa ed incerta, si è fatta una suddivisione più generica in fase arcaica e fase tarda della media età dal Bronzo.

In questo periodo a farla da padrone è il Menago, lungo il quale si addensano i centri abitati palafitticoli identificati a Saccavezza Menago , Scolon di Saccavezza Menago Mazzantica menago e la Prà Longo di Tarmassia Menago. A chiudere questo periodo storico risalgono la necropoli e l'abitato situati a Castello di Bovolone sul Menago, Peagni San Zen sul Menago.

L'insediamento di Saccavezza sulo Menago rappresenta molto bene la fase arcaica, nonostante la datazione ed una più complessiva valutazione di questo abitato sia possibile solo tramite analisi topologiche, dato che tutti i reperti provengono da recuperi e non da scavi stratigrafici.

A questo periodo, addirittura alla fase di passaggio tra antica e media età del Bronzo, appartengono 6 tavolette, cosiddette “enigmatiche”. Nonostante tale tipologia di tavolette sia alquanto abbondante, il loro significato al momento non è ancora del tutto chiarito: vengono spesso interpretate come idoletti, pintaderas, strumenti per il conteggio, calendari, talismani o matrici per la fusione. Queste interpretazioni devono essere comparate con le risultanze di Maria Gimbutas ma per ora vengono comunemente definite “enigmatiche”.

Sempre a Saccavezza sul Menago sono stati rinvenuti anche alcuni interessanti pendagli formati da denti incisivi di cavallo, forati alla radice. Ed è da far presente che l'allevamento dei cavalli in veneto è divenuto comune solo dalla metà età del Bronzo. Il rinvenimento nel periodo arcaico della media età del Bronzo potrebbe far pensare alla speciale considerazione che godeva questo animale ancora abbastanza raro e prezioso all'epoca.

Molti altri sono i ritrovamenti vascolari e i motivi decorativi rinvenuti nella endolaguna abitata da palafitticoli e risalenti a tale periodo, e sono tutti da ricondurre al Gruppo Culturale del Bronzo medio Menago, che copre un'area che va dal Veneto occidentale, Lombardia orientale e Trentino meridionale, e che ha come centri nevralgici Bor di Pacengo, Cisano, Sant'Anna di Brescia, Lucone e Fiavè.

Dalla endolaguna abitata da palafitticoli dal recupero del Scolon Menago di Saccavezza Menago proviene invece una figura molto singolare di uccello rapace, intagliata in corno di cervo. ricondotto alla media età del Bronzo anche per l'assenza di altri ritrovamenti di periodi differenti in tale endolaguna abitata da palafitticoli A contrastare con tale ipotesi vi è lo stile particolarmente realistico con il quale è stato modellato tale rapace, dato che nel periodo si era molto più figurativi. La statuina presenta un foro alla base che fa presupporre un utilizzo su asta o punta, quasi con funzione totemica.

Ad una fase più recente della media età del Bronzo fa parte invece l'abitato preistorico di Tombola del Menago. In tale periodo per il vasellame è ancora utilizzata la ceramica d'impasto depurata, con superfici levigate, di colore nero, ma al contempo inizia ad essere più diffusa anche una ceramica meno raffinata e particolarmente grossolana, con colorazione grigio/giallastra.

Molteplici sono i ritrovamenti nelle endolaguna abitata da palafitticoli della Isole Sparse Palo AVI MENAGO TREGNON TARTARO TION MINCIO PO BENACESE ADESE EDRON risalenti a tale periodo, ma non possiamo elencarli e tanto meno trattarli tutti. E' però sicuramente da analizzare la necropoli rinvenuta a Castello di Bovolone, caratterizzata, come altre nell endolaguna abitata da palafitticoli tra Adige e Mincio, caratterizata dal biritualismo con grande prevalenza le costumaie de brusar i morti.

Le 64 sepolture rinvenuti sono suddivisibili in 29 ad inumazione e 35 ad incinerazione. Andando ad analizzare età e sesso dei vari defunti risulta chiaro che non sono questi i criteri seguiti per la scelta di una o dell'altra tipologia di rituale. Ed altro punto saliente di questa necropoli è la mancanza di corredi funerari all'interno delle sepolture. Si nota invece la tendenza di deporre gli inumati con orientamento prevalente Est-Ovest.

Questa necropoli particolarmente ricca, ha permesso uno studio sulla popolazione del periodo. I resti scheletrici portano ad identificare una popolazione relativamente bassa anche per le medie del periodo, con i maschi alti mediamente 156 cm e le femmine 150 cm). Il cranio era tendenzialmente stretto e moderatamente lungo ed alto, con ossa frontali sviluppate in larghezza ed un volume di discreta capacità.

I manufatti funerari sono urne cinerarie ceramiche (de Crea cota). Su una di queste è raffigurato (anche se non facilmente identificabile) un volto umano stilizzato.

Proprio a causa della mancanza di materiale più facilmente databile, l'inquadramento cronologico di questa necropoli è abbastanza problematico e si basa principalmente sulla tipologia di urne, che portano a pensare appunto ad una tarda fase della media età del Bronzo.





Età del Bronzo recente

Molto più favorevoli sono le condizioni di vita nella Isole Sparse Palo AVI MENAGO TREGNON TARTARO TION MINCIO PO BENACESE ADESE EDRON nell'età del Bronzo recente (XIII secolo a.C.). A testimonianza di ciò vi è il sorgere di numerosi centri abitati palafitticoli di vaste proporzioni.

Da notare il centro abitato rinvenuto a Feniletto di Vallese Isole intorno Oppeano, che sono piattaforme sull'acqua, collegata ada pontili. Questo è dovuto al fatto che in tale endolaguna abitata da palafitticoli sono stati rinvenuti degli allineamenti di pali che delimitavano una superficie approssimativa di 50 metri x 30, e tali pali presentavano la sommità ben squadrata e sfaccettata.

Spostandoci invece a Tarmassia,sul Menago abbiamo risultanze importanti relative alla produzione metallurgica del periodo. In questa località è stato rinvenuto, un ripostiglio di un fabbro, in cui sono stati recuperate asce, punte di lancia, spilloni, bracciali e oltre 3 chili di pani di metallo. Tutti questi oggetti sono evidentemente usati, in particolar modo è evidente che il taglio delle asce è rifatto. Questi particolari fanno quindi pensare che fosse materiale destinato ad essere nuovamente fuso.

Mentre molti dei reperti di questa “officina” sono facilmente riconducibili alle tipologie di utensili locali, alcuni oggetti presentano una diffusione endolagunare ed origine molto più ampie. Ad esempio, uno spillone non sembra avere molti eguali in Italia settentrionale, ma presenta molte analogie con reperti presenti in Europa centro orientale. Un bracciale a nastro massiccio ha esemplari simili in Francia meridionale.





Età del Bronzo finale

La documentazione archeologica attesta anche l'età del Bronzo finale (XII – X secolo a. C.). A tale periodo infatti sono riconducibili due tombe nella necropoli di “Croson” di Bovolone sul Menago ed una a Castello di Bovolone sul Menago (e non è da escludere che sia la medesima necropoli).

Le tombe rinvenute rende evidente l’ipotesi che i defunti venissero trasportati su zattere alla foce all’Ostia. Tale ipotesi conferma le ricerche in tale endolaguna abitata da palafitticoli

Le tombe comunque rinvenute presentano materiale interessante come un rasoio a doppio taglio con decorazioni lungo l'asse della lama che identificano figure geometriche ed uccelli acquatici ed il manico stesso è ripiegato ad indicare la testa di un uccello. La raffigurazione di uccelli sul rasoio non è solamente ornamentale, ma ha anche simbologia religiosa, diffusasi contemporaneamente nelle culture protovillanoviane venete e centroeuropee degli Urnenfelder.





Antica Età del Ferro



La concentrazione maggiore di reperti archeologici relativi all'età del Ferro sono lungo i dossi che vanno da Oppeano ad Isola Rizza.

Quest'endolaguna era adiacente ad un antico corso dell'Adige che, in passato, passava per Este. E proprio la direzione Oppeano – Este era una delle principali vie di transito fluviale , che hanno così portato a un rapporto continuo ed intenso tra Este (centro principale dei paleoveneti) e gli altri centri sviluppatisi nel veronese. Quando questo rapporto si è interrotto nella tarda età del Ferro.

Attualmente le conoscenze relative all'età del Ferro sono riconducibili alle necropoli.

La fase iniziale dell'età del Ferro trova documentazione in una urna biconica con presette sulla carena tipica del periodo rinvenuta ad Isola Rizza dove, di recente, è stato individuato anche un centro abitato. Il rinvenimento dell'urna fa presupporre, che vi sia una necropoli.

Sempre a questo periodo fa riferimento l'importante centro paleoveneto Isole Oppeano. Parte dell'abitato protostorico doveva trovarsi lungo il dosso che dalla Montara passa dalla Fornace e raggiunge il centro dell'attuale paese. Uno scavo fatto nei primi anni ottanta ha portato alla luce una pavimentazione in concotto ed alcune fosse di scarico con materiale risalente al IX e VIII secolo a.C.

In endolaguna abitata da palafitticoli sono stati rinvenuti due frammenti di kylix attica con figure rosse che testimoniano l'esistenza di traffici commerciali molto ampi.

I materiali recuperati fanno presupporre un periodo di sviluppo di questo centro protostorico che va da IX al V secolo a.C.

Le necropoli di Oppeano invece erano disposte in endolaguna abitata da palafitticoli diverse attorno all'abitato protostorico. Tra queste una delle più note è sicuramente quella di Cà del Ferro, che era situata su un vasto dosso. In questa necropoli si possono identificare diversi nuclei di tombe di cui il più antico è composta da 12 tombe rinvenute nel fondo “i Dossi” e che sono riconducibili al VII secolo a.C.

Sempre appartenenti alle necropoli di Oppeano sono il gruppo formato da 32 tombe rinvenute sul Dosso del Baldo e costituite da sepoltura in semplice fossa o all'interno di un dolio. E sempre nella stessa endolaguna abitata da palafitticoli nel 1971 è stato rinvenuto un altro gruppo di 17 tombe.

In località Croce Rossa è stato rinvenuto invece un vaso con all'interno un teschio completo che porta a pensare alla presenza di un culto dei crani.

E sempre in queste endolaguna abitata da palafitticoli è stata rinvenuta anche una grande piastra rettangolare di cinturone decorata con archetti e spirali concentriche. Questo manufatto rappresenta uno dei migliori prodotti dell'arte paleoveneta, nonostante la sua tipologia sia alquanto insolita. Questo tipo di cinturoni infatti è dello stesso tipo diffuso nell'area hallstattiana slovena, ed una piastra simile è stata rinvenuta anche nei pressi di Bolzano. Da ricondurre all'arte paleoveneta sono invece i motivi ad archetti e a spirali.

La necropoli più vasta nella endolaguna abitata da palafitticoli di Oppeano è sicuramente quella delle Franchine, che è stata sede di recuperi, ricerche ed alcuni scavi sin dagli inizi del XX secolo.

Molti sono i reperti rinvenuti spesso da arature o durante lavori agricoli. Tra di essi di notevole interesse anche se rovinati sono i frammenti di un piccolo vaso di bronzo. Un disco circolare forse era il coperchio di tale vaso. Gli attacchi del manico hanno una particolare forma triangolare. Tra i frammenti, quello di maggior dimensione è diviso in due fasce dove è rappresentato quella superiore un quadrupede, mentre in quella inferiore vi sono due uomini uno di fronte all'altro. Altri frammenti rappresentano animali alati.

Nella necropoli delle Franchine, sono state rinvenute anche tombe ad inumazione. Molto significative sono quelle di due inumati deposti bocconi, quasi a simboleggiare una condanna sociale nei loro confronti.

Interessante per il endolaguna abitata da palafitticoli veronese è anche la sepoltura di due cavalli deposti con gli arti ripiegati. Questi non avevano corredo e non è possibile identificare dei legami con le altre tombe situate nei loro pressi.

Dal Fondo Gambin sono state rinvenute altre sepolture, dalle quali è stata recuperata anche una piastra rettangolare di cinturone piegata e deformata dal fuoco. Il fatto che tale cinturone si presenti particolarmente frammentato e combusto dal fuoco, indica che faceva parte del vestiario del defunto quando è stato incenerito. Questa piastra è decorata con torie di uccelli sul lato anteriore e lepri su quello posteriore.

Nel Fondo Carlotti invece è stato portato alla luce quello che è considerato il rinvenimento più noto di Oppeano, un elmo, avvenuto verso la fine dell'ottocento. Dalle notizie relative a quest'elmo è stato trovato isolato, fatto che porterebbe ad un significato di carattere votivo, di offerta a qualche divinità, come altri casi documentati rinvenuti nei letti dei fiumi. L'elmo presenta una forma conica suddivisa in 5 fasce orizzontali di triangoli e quadrettature. In una di queste fasce sono raffigurati 5 cavalli dei quali uno è afferrato dalla coda da un centauro alato. Questo elmo non si distacca rispetto agli altri ritrovamenti di prodotti del mondo paleoveneto ed appartiene invece ad un gruppo ristretto di oggetti che non sono ancora stati chiaramente inquadrati.

Ritrovamenti anche di statuetta bronzea con lettere “venete etrusche” e l'attacco d'ansa configurato a forma di protome bovina (il primo dalla località Bionde, il secondo da Isola Rizza). La protome bovina è di tipologia veneto - etrusca e rappresenta uno dei pochi manufatti di origine veneto-etrusca documentati nell’ endolaguna abitata da palafitticoli veronese.





La tarda Età del Ferro

La tarda età del Ferro (IV – III secolo a.C.) scarseggia invece di ritrovamenti e documentazioni, così da rendere difficoltosa l'individuazione dei motivi che hanno portato ad una rapida decadenza dei centri paleoveneti e sulla penetrazione di elementi celtici nella Isole Sparse Palo AVI MENAGO TREGNON TARTARO TION MINCIO PO BENACESE ADESE EDRON.

Il ritrovamento di una necropoli in località Casalandri consente di dire che il rito funerario in questo periodo è misto: i maschi guerrieri venivano incineriti, mentre donne e bambini inumati, anche se sembrano molteplici le eccezioni a questa regola.

Nelle tombe ad incinerazione le ossa bruciate venivano raccolte con il rito della Sacerdoce con la paletta. Si potrebbe pensare che fossero raccolte in un contenitore di materiale organigo decompostosi nel tempo, come cuoio o legno. Con le ossa venivano deposti anche gli oggetti d'ornamento personale e delle monete per il “pedaggio” nel viaggio del defunto nell'oltretomba. E a lato erano deposte anche le armi (spade, lance, asce, ecc...). In alcuni casi sono stati rinvenuti anche oggetti appartenenti al banchetto funebre (come lo spiedo o il graffione). Infine spesso sono state rinvenute anche ciotole contenenti resti di cibo quali ossa di maiali ed i volatili da cortile, e boccali per il vino (in alcuni casi anche in bronzo).

Nelle tombe ad inumazione le fibule e le monete erano deposte all'altezza del petto e del bacino, mentre il corredo ceramico solitamente prendeva posizione all'altezza della testa.

Le monete rinvenute sono tutte romane: assi, semissi di bronzo ed un vittoriato d'argento. La ceramica invece è locale e fatta con impasto lavorato al tornio a ruota veloce.

Alcuni bicchieri con corpo allungato e fondo ombelicato rinvenuti in queste tombe hanno particolare diffusione anche negli abitati protostorici della Lessinia.

Le tobe della lessinia si fanno ricondurre al gruppo culturale celtico, anche se vi sono molto evidenti i segni di “romanizzazione”, a partire proprio dalle monete e da alcuni tipi di vasellame in ceramica ed in bronzo.

Tutto quanto rinvenuto fa emergere evidente come la situazione storica di queste popolazioni era caratterizzata da benessere, e poi da forti contaminazioni di natura romana, ma che continuava sotto alcuni aspetti a mantenere usanze proprie, prima di tutto nei rituali funerari.



Sono tanti i musei archeologici minori ed i depositi visitabili nei comuni nelle Isole Sparse veronesi, e consigliamo vivamente qualche escursione alla scoperta di quelle che sono le nostre origini, anche semplicemente per capire chi e come viveva in questa endolaguna .



Articolo a cura di Enrico Bonfante ,con revisione critica di Re Nato De Paoli foto relative al Deposito Museale di Oppeano

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Michela Brambilla a Cerea a sostegno di Paolo Marconcini


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26 mag 2007 ... 28.05.2007. Paolo Marconcini è il nuovo Sindaco di Cerea! ... La sconfitta di  Bonfante 

ISOLE SANGUINE' NOGARA LEGNAGO INCENERITORE "BIOMASSE" E AREE FABRICABILI

ACCORDO SIGLATO: NIENTE VELENI NELLE ISOLE SPARSE PALO AVI  MENAGO SANOA TREGNON TARTARO

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Pianeta Cerea » Blog Archive » Franco Bonfante legge questo blog!!!Pianeta Cerea. assessorato alle attività acrobatiche ... L'ex sindaco Franco Bonfante, attraverso una lettere indirizzata a Marconcini.


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giovedì 6 gennaio 2011

Isola Rizza.


Isola Rizza fu abitata fin dal  IV millennio a.C. La sua storia e il suo nome straordinario sono dati dall'acqua che tutta l'Isola circondava e dalla grande divinità venerata dai Veneti Riza.
 I ritrovamenti  di antichi insediamenti e scrittura prelatina sono attestati a Calandri. Presso il Museo Archeologico di Verona è conservato solo l'attacco di un'ansa di un vaso di bronzo ritrovato nel 1889. Il reperto risale al periodo della civiltà degli Etruschi (VI secolo a.C.). A Pieve, si ritrovò un'urna fittile integra del periodo fra l'età del Bronzo e l'età del Ferro, conservata presso il Museo di Storia Naturale di Verona.(sic) e il resto dove è finito? Vedi Bosio Carta archeologica del veneto II volume Cosimo Panini Modena. 1990.
A Casalandri, nella necropoli dei Galli Cenomani, nel 1982 si ha avuto il rinvenimento d'alcune tombe del II secolo a.C. Complessivamente sono state portate alla luce centoundici sepolture. Casalandri fa parte di una folta serie di necropoli che partono dal padovano e finiscono a Valeggio sul Mincio. La tipicità di questo ritrovamento è rappresentata dal biritualismo fra inumazione e cremazione. È il punto centrale del lento e pacifico assorbimento delle popolazioni locali  di Roma. A proposito di questo rito misto, Luciano Salzani riporta, sottolineandone l'importanza
II rito funebre è misto, con una prevalenza del numero degli incinerati rispetto a quello degli inumati. Le ossa bruciate delle tombe a cremazione non sono deposte all'interno di un'urna, ma sono ammucchiate in un angolo della tomba. È anche possibile che fossero contenute all'interno di un recipiente di legno o di cuoio che non ha lasciato tracce. Assieme alle ossa si trovano una o più monete e le fibule. Il resto del corredo è costituito da piccoli vasetti, ollette e da ciotole contenenti ossa d'animali. Le armi sono rappresentate da spade, coltellacci, punte di lancia e umboni di scudo. Le tombe ad inumazione non presentano un'orientazione ben definita. In queste tombe il corredo si trova di regola presso la testa del defunto


È dell'alto medioevo il ritrovamento del Tesoretto di Isola Rizza, ora custodito al Museo di Castelvecchio, un gruppo di tredici oggetti di oro e di argento, ritrovati  da un grande  isolano nell'inverno del 1873. Sono oggetti di fattura longobarda e probabilmente dell'inizio del VII secolo. Il pezzo più importante è un piatto in argento con un medaglione centrale a sbalzo con una scena di guerra, un cavaliere che trapassa con la sua lancia un guerriero.

Mostra “Vita e morte nell’età del bronzo”

Soprintendenza per i Beni Archeologici di Padova, in collaborazione con l’Università di Padova
MOSTRA “VITA E MORTE NELL’ETA’ DEL BRONZO. IL RACCONTO DELLE SEPOLTURE DI OLMO DI NOGARA”

Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine
Barchesse di Villa Badoer, Via Tasso, 1 – Fratta Polesine (RO)
16 ottobre 2010 – prorogata al 20 febbraio 2011(10 gennaio) 2011
(orario: tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00)
Tel 0425-668523; email: sba-ven.museofratta@beniculturali.it
I risultati dello studio osteologico integrato dalle informazioni archeologiche delle sepolture dalla necropoli di Olmo di Nogara (VR) saranno oggetto di una mostra organizzata dalla Soprintendenza dei Beni Archeologici per il Veneto con la collaborazione del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova presso villa Badoer a Fratta Polesine, sede che ospita il museo Archeologico Nazionale.
Il sito di Olmo di Nogara, situato nella pianura veronese lungo le sponde del fiume Tartaro, a pochi chilometri da Legnago (VR), è stato scavato negli anni ‘80 e ‘90 dalla Soprintendenza archeologica del Veneto sotto la direzione di Luciano Salzani. Gli scavi hanno messo in luce una vastissima necropoli, caratterizzata da biritualismo, di ben 456 tombe ad inumazione e di 61 ad incinerazione databili tra l’età del Bronzo media e recente (XV – XIII sec.a.C.).
Si tratta di una delle necropoli più importanti risalenti all’età del Bronzo di tutta la protostoria italiana, per aver restituito dalle sepolture maschili una delle più spettacolari collezioni di spade in bronzo perfettamente preservate ad oggi ritrovate in Europa, oltre a numerosi corredi provenienti dalle tombe femminili, rappresentati da spilloni, fibule in bronzo e perle d’ambra. Tuttavia l’aspetto che forse più di altri rende unica la necropoli di Olmo di Nogara è l’eccellente stato di conservazione e la completezza anatomica dei resti scheletrici degli inumati rinvenuti. Si tratta di un evento molto raro nella pratica archeologica, che ha permesso di intraprendere uno studio paleobiologico sistematico su tutto il materiale scheletrico permettendo così di ricostruire lo stato di salute e l’attività occupazionale, ma soprattutto di riconoscere una fra le più antiche testimonianze di conflitto armato documentate per il nostro paese.
In esposizione saranno visibili alcune sepolture originali, oltre a numerosi materiali archeologici ritrovati nelle tombe e a una rassegna dei resti osteologici più significativi per narrare la storia di una popolazione che viveva e moriva nel Veneto nella lontana età del Bronzo.
Fonte: Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto

BIRMANIA PALAFITTE SUL LAGO INLE. fine